Vede un disegno politico di alcune decisioni della magistratura, in particolare sui temi dell'immigrazione, quasi a voler fermare l'azione del governo e ancora, spiega come non le sfugga la velocità con cui procede la riforma della giustizia, tanto da mettere in conto eventuali conseguenze. Giorgia Meloni non si risparmia e prende spunto dalla vicenda Al Masri per difendere nuovamente Nordio, Piantedosi e Mantovano che dice, hanno agito nel rispetto della legge per tutelare la sicurezza degli italiani. Di certo la vicenda del capo della Polizia giudiziaria e penitenziaria di Tripoli continua a creare tensioni sul piano politico e giudiziario. Dopo la trasmissione degli atti del Tribunale dei Ministri alla Camera in cui si chiede l'autorizzazione a procedere per il sottosegretario e i due Ministri e che invece avevano visto archiviata la posizione della premier Meloni, si apre un fronte con il sindacato delle toghe da un lato e con la stessa Procura di Roma dall'altro, senza contare quello politico. Per il tribunale i due ministri e il sottosegretario erano perfettamente consapevoli del mandato di arresto e non dando corso alle richieste della Corte penale, avrebbero scientemente favorito la fuga del libico con un volo di stato illegittimo. Difficilmente la richiesta di procedimento verrà accolta dalla giunta per le autorizzazioni a procedere, giunta che comunque avrà tempo per valutare entro la fine di settembre sarà pronta la relazione per l'aula, la quale voterà definitivamente entro ottobre. Non manca la difesa del procuratore di Roma Lovoi rispetto alle accuse del governo di tempi ritardati nelle comunicazioni giudiziarie. Tutto fatto in 24 ore si fa sapere dalla Procura. Quanto invece alla memoria difensiva presentata a suo tempo presso il Tribunale dei Ministri, l'esecutivo dice sostanzialmente che è per questioni di sicurezza nazionale che non si è dato seguito alla richiesta della Corte penale. Ed è su questo che si appuntano le critiche delle opposizioni. Calenda e Renzi si chiedono come mai non sia stato posto subito il segreto di Stato, mentre per PD e cinque Stelle il governo ha mentito e ora serve una definitiva chiarezza e a farla in aula deve essere la premier. Infine il duello Meloni Conte: non sono un conte qualsiasi, dice la prima resto al fianco dei miei ministri. Non sono una Meloni qualsiasi replica il secondo di fronte a una persona accusata di simili crimini, mi sarei comportato ben diversamente.























