Risultato atteso e tre no che riflettono però non solo i numeri della maggioranza. La mancata autorizzazione a procedere nei confronti di Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano per il caso Al Masri, è infatti arrivata anche grazie al voto di una parte, sebbene esigua, dell'opposizione. E dunque ora né il ministro della Giustizia, né quello dell'Interno, né il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi andranno a processo. In sintesi, questo triplo no dell'aula di Montecitorio impone al Tribunale dei Ministri di fermare ogni accertamento su eventuali reati commessi dai tre nella vicenda del torturatore libico ricercato dalla Corte penale internazionale arrestato in Italia, subito scarcerato e riaccompagnato a Tripoli su un volo di Stato. In aula al momento del voto c'era anche la premier inizialmente indagata come atto dovuto a seguito dell'esposto presentato sul caso dall'avvocato Luigi Ligotti alla Procura di Roma. La sua posizione già archiviata dallo stesso Tribunale dei Ministri. Nordio in silenzio in aula, poi ha attaccato pesantemente l'operato dei magistrati, parlando di violazioni di quello che ha indicato come un principio elementare del diritto legato alle garanzie difensive degli indagati. Il guardasigilli ha quindi replicato all'accusa di aver mentito in Aula, spiegando di non aver potuto dire tutta la verità perché vincolato dal segreto istruttorio. Il tutto mentre le opposizioni hanno parlato di sfregio al Parlamento, tornando ad accusare Nordio di bugie reiterate sulla vicenda. Opposizioni durissime anche contro Giorgia Meloni con i Cinque Stelle che l'hanno invitata a tornare in Aula più spesso per parlare dei veri problemi del Paese e non solo quando si tratta di salvare i suoi ministri. .























