Dall'utilizzo delle intercettazioni al processo penale, al blocco del rientro delle toghe nelle loro funzioni dopo un'eventuale attività politica, ma soprattutto un nuovo sistema elettorale per il CSM. Si lavorerà a questo e molto altro nel vertice fissato per mercoledì 19 a Palazzo Chigi. Da una parte il movimento 5 stelle, dall'altra la Lega, da una parte il Guardasigilli Alfonso Bonafede, dall'altra il ministro Giulia Bongiorno. Due linee diverse, più garantista è quella del Carroccio, più rigorosa quella dei pentastellati. In mezzo, come sempre, il premier Giuseppe Conte a cercare una sintesi, ancora una. Di certo la bufera delle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto spezzoni della Magistratura e toccato l'organo di autogoverno delle toghe, ma anche in qualche modo le correnti e il sindacato dei magistrati, ha inevitabilmente riportato al centro del dibattito politico la riforma della giustizia. "Tra influenza politica e operato dei giudici, va costruito un muro", aveva detto fin da subito il ministro Bonafede. Politica e magistratura, ma anche l'organizzazione e la gestione stessa delle toghe, minacciata in quelle intercettazioni, che secondo gli inquirenti, rappresenterebbero i tentativi di pressione e di influenzare le nomine nelle procure. Tema, che oltre ad aver coinvolto il PM, l'ex Presidente ANM Palamara, anche esponenti PD: i renziani Ferri, ex sottosegretario e Luca Lotti, ex ministro, che si è autosospeso dal partito, non senza accusare però quelli che aveva definito moralisti senza morale tra i suoi colleghi. Io credo che Lotti abbia fatto una scelta che non era scontata e non era dovuta, di grande generosità verso la comunità del Partito Democratico, autosospendendosi. Sono arrivati più attacchi magari all'interno del PD, che dagli avversari politici a Lotti. Una lotta interna che sembra però andare oltre, fino alla stessa nuova organizzazione del partito voluta dal segretario Zingaretti.