Caso Grillo, Cartabia convoca sottosegretario Macina

22 apr 2021
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Dopo lo scontro politico, innescato dalla video arringa difensiva del figlio Ciro, il "caso Grillo" nelle ultime ore è diventato il "caso Macina". Questa volta a provocare la sollevazione dell'aula di Montecitorio, da parte di tutto il Centrodestra, ma anche di Italia Viva, è l'intervista al Corriere della Sera, della Sottosegretaria alla Giustizia, Anna Macina. La Sottosegretaria pentastellata ha insinuato che, nella doppia veste di Senatrice e di avvocato della ragazza, vittima di un presunto stupro, a cui avrebbe partecipato il figlio di Grillo, Giulia Bongiorno, avrebbe fatto vedere un video, di quella notte in Sardegna, al leader della Lega Matteo Salvini, per usare politicamente la vicenda. Accusa, che ha fatto andare su tutte le furie il capo del Carroccio, che tuona: "La Macina come Grillo, si vergognino per gli attacchi alle donne, si dimettano dai loro incarichi". Richiesta, che è risuonata anche nell'aula della Camera, con la Lega in prima fila di invocare le sue dimissioni e la Bongiorno annuncia querela. "Chiediamo l'intervento del Ministro Cartabia, perché ovviamente Macina, non avrà il buongusto di lasciare le comode poltrone di via Arenula". Invito, a cui si accodano anche Forza Italia, Fratelli d'Italia e Italia Viva. L'incontro c'è stato, un'ora circa di chiarimento, disteso e il monito da parte del Ministro alla Sottosegretaria: "Una posizione istituzionale" avrebbe detto la Guardasigilli, "Richiede il massimo riserbo sulle vicende giudiziarie aperte". Macina, si era detta stupita del polverone che ne è nato. "Da parte mia nessuna accusa, solo la richiesta di chiarezza e trasparenza". L'Associazione Nazionale Magistrati, prende posizione contro il fondatore del Movimento 5 Stelle, il suo video sfiducia Il processo, i magistrati di Tempio Pausania, sapranno accertare i fatti, garantendo imputati e vittima. Ad agitare il mare pentastellato, è anche il burrascoso rapporto, con la piattaforma Rousseau. Davide Casaleggio, ha lanciato un ultimatum ai parlamentari morosi, che non hanno pagato un debito di 430 mila euro. Si tenta una complicata mediazione, per sciogliere a breve la controversia, ma un doloroso divorzio, non è da escludere.

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