Circa 3,9 milioni di clienti, 80 miliardi di crediti alla clientela, 87 miliardi di depositi della clientela. Ma la questione è fortemente politica. Anche se in ballo ci sono i posti di lavoro di 21 mila dipendenti del Monte dei Paschi, l'idea che la loro banca, un colosso italiano del credito, venga smembrata e produca qualcosa come 5/6 mila esuberi viene respinta con decisione. Siena non è infatti solo la sede di MPS. Il legame con la città è di storica simbiosi e la Sinistra lo sa bene. Il PD infatti, temendo che gli esuberi creino una frattura con la banca che per decenni ha avuto un fitto dialogo proprio con il mondo della Sinistra italiana, chiede al ministro Franco di riferire in Parlamento. E il Presidente della Regione, Giani, attacca: "Vedere il Monte Paschi Siena inghiottito da Unicredit con una trattativa che salta il territorio non è accettabile". Anche Forza Italia non nasconde il suo disappunto: "Mi chiedo se su Monte dei Paschi fosse questo il momento giusto, da parte di Unicredit, di fare questo tipo di offerta. Probabilmente no", commenta critico Renato Brunetta. E Salvini avverte: "Se il Governo pensa di fare il blitz ci faremo sentire. Parliamo della banca più antica del mondo. Non si fanno regali". Dalla politica ai numeri. Partendo dagli stress test resi noti in settimana dall'Autorità Bancaria Europea, che rilevano la possibilità di perdite fino a 2,7 miliardi in tre anni e riduzione di 6 miliardi di capitale. In ogni caso l'operazione, qualora andasse in porto, permetterebbe a Unicredit di rafforzare il posizionamento competitivo in Italia e in particolare nel Centro-Nord dove si trova il 77% degli sportelli di Monte dei Paschi.