Sulla vicenda di giornalisti e attivisti spiati è ancora alta tensione, tra maggioranza e opposizione ma anche tra il Governo e l'azienda israeliana che produce il sistema di captazione dati. Nelle ultime ore, infatti, i responsabili di Paragon Solutions hanno rivelato di aver offerto al Governo e al Parlamento italiano un modo per stabilire se il loro sistema fosse stato utilizzato contro il giornalista Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, ma che "le autorità hanno scelto di non procedere con questa soluzione". E in conseguenza di questa scelta, Paragon avrebbe rescisso i suoi contratti in Italia. Affermazione falsa, sostiene il Ministro dell'Interno Piantedosi, che richiama quanto messo nero su bianco dal Copasir dopo una serie di audizioni, ovvero che l'uso del sistema Graphite da parte dell'intelligence italiana sia avvenuta nel rispetto della legge. Se così fosse, ad usare lo spyware potrebbero essere stati "soggetti esterni", e Paragon, è la tesi dell'azienda, ha offerto sia al Governo che al Parlamento un modo per individuarli, incontrando però un netto "no". Tesi inaccettabile secondo i vertici dell'intelligence italiana, in quanto avrebbe esposto dati riservati. Di più, sostengono i vertici del DIS: non ci sarebbe stata rescissione unilaterale del contratto. Ma le opposizioni insorgono. Matteo Renzi in testa, parla di "Watergate all'italiana, una questione enorme che Giorgia Meloni e il Sottosegretario Alfredo Mantovano stanno cercando di insabbiare in modo scandaloso". Con lui anche gli altri partiti di minoranza, da AVS al MoVimento 5 Stelle, tutti ad accusare l'Esecutivo di nascondere la verità sul caso. Ma la vicenda potrebbe avere un seguito: la Federazione Nazionale della Stampa ha infatti presentato un esposto alla Procura di Roma, e dunque la parola potrebbe spettare ai magistrati. .