È stata una giornata ad alta tensione quella vissuta in Parlamento, dove il rifiuto del Governo di riferire in aula sul malware di Paragon, che ha permesso di spiare giornalisti e attivisti, ha compattato le Opposizioni che prima hanno chiesto al Presidente della Camera Lorenzo Fontana di non accettare la risposta dell'Esecutivo a firma del Sottosegretario Alfredo Mantovano e di insistere perché ci sia un rappresentante del Governo a fornire i chiarimenti richiesti. E quindi, al termine della riunione dei Capigruppo alla Camera convocata d'urgenza, restano uniti nell'affermare che "La decisione dell'esecutivo costituisce un grave vulnus al principio di trasparenza, alla funzione di controllo che il Parlamento è chiamato a svolgere". Esecutivo che si era appellato all'articolo 131 del regolamento parlamentare per giustificare il suo rifiuto a presentarsi in aula, identificando le informazioni richieste come classificate. È dunque materia esclusiva del Copasir, dove è già stato ascoltato per oltre tre ore il Direttore dell'Aisi Bruno Valensise. Il pressing sul Governo per avere risposte in aula sull'utilizzo dello spyware di produzione israeliana comunque, prosegue. "Siamo profondamente insoddisfatti", afferma la Capogruppo del PD Chiara Braga. mentre Matteo Renzi, leader di Italia Viva spiega: "Ho parlato a lungo con Mantovano, mi ha detto che il Governo sarebbe venuto solo se avessimo cambiato le domande". Domande che le Opposizioni concentrano su un punto, ovvero se il software fornito da Paragon sia mai stato nella disponibilità della Polizia Penitenziaria o delle Procure. .