Ci proveranno ancora, i legali di Ilaria Salis, a chiedere per lei i domiciliari. Lo annuncia l'avvocato della trentanovenne, detenuta da un anno in Ungheria in condizioni denunciate come disumane. Siamo pronti a fare un'altra istanza per chiedere i domiciliari, sperando che la magistratura questa volta non la rifiuti. Le autorità ungheresi hanno infatti già respinto tre volte la richiesta sostenendo che esista un pericolo di fuga. Ilaria è un'antifascista fiera che non vuole darsi alla fuga, aggiungere il legale, sostenendo che i domiciliari a Budapest sarebbero la soluzione migliore in un processo che si preannuncia lungo, con la prossima udienza a fine maggio e la successiva non prima di settembre. Lunedì i ministri Tajani e Nordio avevano esortato gli avvocati a fare nuovamente richiesta di domiciliare a Budapest, dal momento che ora l'Italia per Ilaria Salis non può fare di più. Chiedere il trasferimento in Italia o i domiciliari in Ambasciata, garantendo l'applicazione delle misure cautelari e fare pressioni sul governo ungherese sarebbe irrituale e contrario ai principi di sovranità giurisdizionale di uno stato che impediscono di interferire con il processo. Una posizione che il padre di Ilaria Salis non accetta: siamo stati lasciati soli, è assurdo che chi deve protestare non lo faccia. Al di là delle questioni giuridiche poi, la speranza di molti era che Meloni intervenisse, con pressioni politiche, sul primo ministro amico Viktor Orban, anche alla luce del faccia a faccia tra i due a margine dell'ultimo Consiglio Europeo della settimana scorsa. Una possibilità che sembra al momento esclusa. In un botta e risposta con la leader del PD Schlein, che accusa il governo di ritardi nel gestire il caso e ambiguità con Orban, Meloni risponde: non so cosa intenda Schlein per grave ritardo ma sei più brava di noi saprà sicuramente cosa fare. Si dimentica che il governo c'è lei, è la risposta di Schlein.