Mi mostra, orgogliosa, una foto del 2004, la signora Marilena. Il suo primo giorno con i nuovi vicini di casa: 17 nazionalità diverse. Una comunità multietnica, nata intorno a un cortile di un fabbricato popolare degli anni 20, ristrutturato da una cooperativa di abitanti, "DAR=CASA", dove l'uguale non è un segno grafico, in arabo, Dar significa proprio Casa. "Deve consegnare l'appartamento, possiamo confermare la data?" Milano, quartiere Stadera, periferia sud della città, strade popolose e altissima concentrazione di stranieri. Qui, da 30 anni, la cooperativa si occupa di trovare un tetto a chi è escluso dal mercato immobiliare cittadino. " I soci della cooperativa, sono persone, diciamo, che hanno una difficoltà tendenzialmente economica a stare sul mercato privato dell'abitazione, quindi, appunto, non riescono sul mercato, a trovare una casa accessibile. Anche, a volte, per mancanza di garanzie non soltanto appunto, diciamo per un reddito basso, ma per la difficoltà, la diffidenza dei proprietari privati ad affittare loro la casa". La cooperativa, ristruttura appartamenti e li affitta a prezzi ragionevoli, sui 300 euro al mese, per un bilocale. Poi usa quei canoni, per recuperare nuove abitazioni, 300 finora. Rispondendo così a una domanda, quella di case a basso prezzo, che sfugge incredibilmente ai radar del dibattito pubblico, ma che è pressante. "Posso chiedere di che nazionalità siete?" "Delle Filippine". Sono 146mila, i nuclei familiari stimati a Milano, che oggi hanno bisogno di un'abitazione a canone agevolato, a fronte di un'offerta irrisoria. Negli ultimi dieci anni, i nuovi appartamenti resi disponibili, sono stati appena 6.200, meno del 5%. "Comprensione c'è stata, cioè non ci capivamo all'inizio, ci capivamo solo a gesti. Tu puoi tornare a casa stanco morto la sera, ma il tetto è importante, perché comunque non sei da solo, non sei allo sbando di nessuno".