Confcommercio: un esercente su 4 teme il rischio usura

L'appuntamento con l'indagine di Confcommercio su usura e fenomeni illegali arriva al suo decennale. Ed è l'occasione per fare un punto della situazione adesso ma anche un raffronto col passato che, ed è questa la buona notizia, racconta di un trend in miglioramento malgrado le dimensioni della crisi post-Covid. Per esempio, rispetto al 26% di esercenti che nel 2018 percepivano un forte allarme sui livelli di sicurezza, nel 2022 siamo passati al 10,3%. Ma è pur sempre un dato importante, peraltro come tutti gli altri, più accentuato al sud. Il costo dell'illegalità è di 24 miliardi sul fatturato, dice il Presidente di Confcommercio Sangalli, presentando la giornata "legalità ci piace", di fatto si mettono a rischio 270mila posti di lavoro. "Quando chiediamo moratorie fiscali e creditizie, non chiediamo salvagenti per le imprese ma strumenti che possono essere decisivi per non appigliarsi altrove". Per gli imprenditori a parte furti, rapine e taccheggio c'è anche il peso di abusivismo e contraffazione, e non è piccolo. Ma è l'usura, per esercenti e commercianti, la vera bestia nera. Fenomeno percepito in aumento da un imprenditore su quattro e con 31mila piccole aziende a rischio, avverte Confcommercio. Che fra i dati segnala come il 30% degli imprenditori non saprebbe cosa fare e a chi rivolgersi. Il Ministro dell'Interno Piantedosi chiarisce. "Chiaramente si alimenta dei soldi della criminalità organizzata. Questo vuol dire che al di là del dramma, della tragedia che già vediamo, che già di per sé basterebbe, insomma, per le persone che poi subiscono questo fenomeno, ecco la cosa molto grave è che si alimenta un circolo vizioso". Per questo bisogna lavorare anche per aumentare la fiducia, in effetti già in crescita, nella rete fatta da forze dell'ordine e associazione di categoria, perché nessuno si senta più solo.