Senza filtri a viso aperto per la prima volta in questa campagna elettorale; Calenda e Conte, Letta e Meloni, Salvini e Tajani sbarcano tutti insieme sul palco di Cernobbio, il Forum Ambrosetti è una platea attenta ed esigente; imprenditori e finanza vogliono sentire, da chi si candida alla guida del Paese, cosa intende fare sul fronte della crisi scatenata dalla guerra in Ucraina. I leader sciorinano le loro ricette stando attenti a misurare le parole. Giorgia Meloni, forse la più attesa, ribadisce che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si può e si deve cambiare, lei usa un più morbido perfezionare, molto serio, prove da leader. si concede un siparietto con Salvini quando, quest'ultimo, tira fuori delle slide complicità e competizione camminano insieme. La parola chiave di Enrico Letta è affidabilità il Pd, dice, rappresenta la safety car della nostra democrazia e con noi l'Italia rimarrà nella serie A di Europa dice il segretario del PD, che non esita a rinfacciare al Movimento e agli altri la caduta del Governo Draghi. Salvini lancia l'idea di spostare a Milano il Ministero dell'Innovazione e chiede uno scudo europeo che protegga i cittadini italiani dal colpo di frusta delle sanzioni alla Russia. Ecco una cosa su cui Salvini si accalora il sospetto di intelligenza col nemico con Putin. L'Italia non cambierà la sua collocazione europea dice, alzando il tono di voce, ma sulle sanzioni va fatta una riflessione. Misure che per il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani devono rimanere, sul fronte interno invece si punta sull'evergreen della riduzione delle tasse. Giuseppe Conte l'unico in collegamento chiama più volte Draghi l'interessato quasi a volerlo dimenticare, salvo attaccare ancora l'agenda e il metodo Draghi, definiti un pericolo per chi non vuole assumersi la responsabilità di decidere. Il Movimento, annuncia, punta sul taglio dell'Irap, per dare respiro alle imprese. Calenda invece punta sulla concretezza: subito i rigassificatori, sì al nucleare e basta con il bi polulismo che si alimenta di spauracchi come comunismo e fascismo. A 21 giorni dal voto tutti sembrano puntare a rimarcare le differenze, dopo il 25 settembre però lo scenario potrebbe far riavvicinare dei sentieri che al momento sembrano lontanissimi.























