2 ore e mezza davanti al Copasir con l'obbligo del segreto, 27 minuti nella sala stampa di Palazzo Chigi per raccontare quel che si può e soprattutto difendere il suo operato rispetto alla vicenda Russiagate. Giuseppe Conte conferma i due incontri del Ministro della giustizia di Trump, William Barr, con i vertici dei Servizi italiani, uno a ferragosto, l'altro il 27 settembre, chiesti attraverso canali diplomatici già a giugno, spiega il Premier. Mai parlato con Trump, né con lo stesso Barr. Incontri pienamente legittimi, sostiene Conte, per verificare l'operato di agenti americani in Italia nel 2016 e dimostrare che il nostro Paese con questa vicenda non c'entra. “Sono incontri all'esito dei quali possiamo dire che è risultata acclarata, allo stato, l'estraneità della nostra Intelligence. Questa interlocuzione è avvenuta, quindi, in piena legalità, correttezza, senza ledere affatto i nostri interessi nazionali”. Conte respinge le accuse di aver violato prassi e leggi. L'avrei fatto se avessi agito diversamente - spiega - per esempio informando Ministri o altre persone non tenute a venirne a conoscenza. Io ho chiarito subito tutto in Parlamento - conclude il Premier - al contrario di Salvini - oggetto di un affondo forse mai così duro da parte dell'ex alleato di Governo. “Pontifica quotidianamente sulla questione Barr. Forse dovrebbe chiarire che cosa ci faceva con Savoini, in incontri riservati, da Ministro dell'interno, in Russia, con le massime autorità russe, perché lui ha incontrato il Ministro dell'interno, il responsabile dell'Intelligence russa”. La replica del leader leghista arriva a stretto giro: nulla di illecito da nascondere da parte mia - dice Salvini - Conte piuttosto è in un angolino, si muove tra il nervoso e il disperato. E la lotta politica interna si infiamma, complice l'avvicinarsi del voto in Umbria. Mentre la vicenda Russiagate oltreoceano non si chiude in attesa del rapporto che Barr diffonderà a breve. Vedremo se avrà ricadute e quanto forti anche in Italia.