Dall'Europa al Parlamento italiano. La tensione sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si sposta dalle stanze di Bruxelles all'aula della Camera dove il Governo tra poche ore metterà, con tutta probabilità, la questione di fiducia sul decreto Pubblica Amministrazione. E in quel provvedimento che è stata inserita la norma che limita il controllo concomitante della Corte dei conti sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e allunga lo scudo erariale al 2024. Una scelta che il Governo intende portare avanti, le critiche piovute da Bruxelles si sono infatti diluite e un portavoce, dopo i dubbi dei giorni scorsi, ha parlato di scambi costruttivi in corso con Roma, anche alla luce della partita ancora aperta sulla terza rata dei finanziamenti del Piano. Il Ministro Fitto ha definito il caso chiuso, sottolineando che ci si muove in perfetta sintonia con l'Europa. Ora però tocca all'aula di Montecitorio, PD e Movimento 5 Stelle attaccano un Governo arrogante, dice la formazione guidata da Giuseppe Conte, mentre per i Dem l'unica ossessione è di una maggioranza che vuole controllare tutto e non avere nessun controllore sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Carlo Calenda invece sposa in pieno la linea di Giorgia Meloni, l'avrei fatto io quel provvedimento, era un controllo assurdo e ridondante dice, non è che se tu limiti il controllo della Corte dei conti è una roba per cui c'è il fascismo. Fuori da queste frecciate si tiene Silvio Berlusconi che guarda all'Europeo del 2024 auspicando la vittoria del Partito Popolare Europeo e dei conservatori guidati proprio da Giorgia Meloni, è un modo neanche troppo velato per dire basta all'alleanza tra popolari e socialisti, una saldatura in Europa che non convince appieno Matteo Salvini, l'entrata della Lega nel Partito Popolare Europeo scandisce, non è all'ordine del giorno.