Cinque giorni di tempo per convincere Draghi a desistere dalle dimissioni. La chiave di volta sta qui: far decantare la situazione e provare a superare la determinazione del Premier a lasciare. Le parole pronunciate davanti ai suoi Ministri le ha ripetute anche a Mattarella. Per lui quanto accaduto in Parlamento non è un fatto su cui si possa sorvolare. E poi quel fendente sulla fiducia che è venuta meno, come dire: impossibile, anche volendo, proseguire questo rapporto. Per Draghi è una questione di coerenza e responsabilità: il Governo di unità nazionale non è come tutti gli altri, non si può fare e disfare e neppure negoziare. La scommessa dei partiti è invece quella di dimostrare che nonostante tutto c'è una maggioranza a suo sostegno pronta a ricompattarsi. Una maggioranza che in questo gioco assurdo della politica sulla carta non è mai mancata. Motivo per cui dal Colle si è ribadita la necessità di una valutazione parlamentare. Draghi, al momento, sembra fermo alle parole con cui ha anticipato le dimissioni, escludendo addirittura che alle sue comunicazioni faccia seguito un voto. Parlerà, spiegherà di nuovo le sue ragioni, poi ancora al Colle per confermare il passo indietro. Ma cinque giorni sono un tempo lunghissimo, senza considerare le pressioni che potranno arrivare anche da fuori. La scommessa di far cambiare idea a Draghi passa anche da qui.