Una maggioranza, nessuna intesa, centomila priorità. Sembrano scritte dal grande Luigi Pirandello le ultime pagine della legislatura, degne forse del teatro dell'assurdo. Perchè diversi partiti che sostengono il Governo stilano ora i loro desiderata chiedendo a Palazzo Chigi di farli diventare immediata azione dell'Esecutivo. Sentendosi però liberi di sfilarsi quando i provvedimenti non sono a loro graditi. È successo con il MoVimento 5 Stelle, potrebbe succedere presto con altri partiti, innescando però così una spirale distruttiva per la tenuta stessa del Governo. Il MoVimento 5 Stelle ha fatto del suo malessere un documento di 9 punti tra i quali spiccano: la difesa del reddito di cittadinanza, il salario minimo, il taglio del cuneo fiscale, un nuovo scostamento di bilancio e una transizione ecologica vera. Il resto della maggioranza non sta certo a guardare. Una volta che il MoVimento ha aperto la breccia, la Lega si è affrettata ad annunciare che d'ora in poi voterà solo i provvedimenti utili all'Italia. Che per Salvini sono, tra gli altri: aiuti economici per imprese e famiglie, la nuova pace fiscale, il superamento della legge Fornero, l'equo compenso per i professionisti e l'Autonomia regionale. Il PD punta invece sull'agenda sociale: un taglio delle tasse da 1.000 euro per i redditi fino a 25.000, l'estensione della platea che può accedere ai bonus da 200 euro e agli aiuti per le bollette, il salario minimo e la tassazione degli extra profitti, fino allo Ius Scholae. Alla base di queste dinamiche centrifughe c'è l'orizzonte delle elezioni, sempre più vicino. E di conseguenza, i partiti cambiano spesso rotta issando le vele della campagna elettorale. Dimenticando però che sono tutti sulla stessa, fragile, barca in mezzo ad enormi emergenze. E alla guida c'è Mario Draghi. Almeno per ora.