Nelle prossime ore, per la prima volta in Italia, il disegno di legge sul fine vita arriverà in aula alla Camera per la discussione. Il testo è stato approvato lo scorso 9 dicembre nelle Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera, nonostante i voti contrari del centrodestra. Bisogna fare un distinguo per evitare fraintendimenti, il disegno di legge che fra poco sarà discusso alla camera non include l'eutanasia legale sulla quale, se la Consulta darà il via libera, ci sarà la prossima primavera un referendum e che chiede l'abrogazione parziale dell'articolo 579 del Codice Penale sull'omicidio del consenziente. Nella sostanza il suicidio assistito prevede la possibilità per il malato di autosomministrarsi la sostanza letale per darsi la morte, medicinale fornito da un medico che non è punibile. L'eutanasia invece richiede l'intervento di un medico che somministra il farmaco. La discussione in aula alla Camera si preannuncia accesa, come sempre sulle tematiche legate al fine vita. La Corte Costituzionale nel 2019 si pronunciò sul caso della morte di dj Fabo, l'uomo che nel febbraio del 2017 fu accompagnato in una clinica svizzera per morire. In quel caso stabilì la non legittimità dell'articolo 580 del Codice Penale, che punisce l'istigazione o l'aiuto al suicidio, chiedendo al Parlamento di legiferare in materia. Ed eccoci quindi in aula. Secondo il DDL licenziato dalle commissioni, può chiedere il suicidio assistito soltanto il paziente affetto da una patologia irreversibile che gli causi sofferenze fisiche o psicologiche ma che sia in grado di prendere decisioni libere e consapevoli. Punto nevralgico di discussione sarà quello legato all'interpretazione della sentenza della Corte Costituzionale, la quale dice che può chiedere il suicidio assistito soltanto il paziente affetto da una patologia irreversibile che gli causa di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa insopportabili. La discussione si preannuncia lunga e piena di emendamenti, soprattutto del centrodestra contrario alla legge. Per il voto alla camera si andrà quindi al 2022 poi toccherà al Senato.