Ddl Nordio, Governo accelera su riforma giustizia

Il Governo prova ad imprimere un'accelerazione alla riforma targata Nordio con l'obiettivo di approvarla prima delle elezioni europee. Al termine del vertice tra Giorgia Meloni, il guardasigilli, il suo vice di Forza Italia Francesco Paolo Sisto e il sottosegretario Alfredo Mantovano, prende corpo la separazione definitiva delle carriere tra giudici e pubblici ministeri superando il limite della legge Cartabia che prevede solo un passaggio in dieci anni del magistrato dalla carriera giudicante a quella requirente. Sarebbe ancora in corso un dibattito sul metodo di elezione dei togati al Consiglio superiore che il Governo potrebbe sdoppiare in due CSM a seconda delle carriere, che dovrebbe avvenire per sorteggio. Per entrare in magistratura ci saranno due concorsi distinti tra toghe giudicanti e requirenti. Prende corpo anche l'ipotesi delle istituzioni di un'Alta Corte che giudicherà l'operato dei magistrati sottraendola al CSM. La riforma, di cui non esiste ancora un testo certo e che comunque avrebbe tempi di approvazione lunghi essendo un provvedimento costituzionale, è stata accolta come una doccia fredda dell'Associazione Nazionale Magistrati che il 10 maggio va a congresso. È la riforma di chi ha in antipatia un singolo PM, un'inchiesta specifica, un provvedimento particolare accusa il presidente Giuseppe Santalucia, inevitabilmente i magistrati saranno attratti nella sfera d'influenza del potere esecutivo. Dissente sul pericolo di sottomettere il PM al Governo il viceministro della Giustizia Sisto: "Questa è una balla, nessuno intende assoggettare i pubblici ministeri men che mai il giudice al potere esecutivo." Enrico Costa di Azione ricorda che in Commissione giustizia è pendente da un anno e mezzo una proposta per la separazione delle carriere dei magistrati e ora attacca il Governo si sveglia e annuncia un suo ddl, ma l'intento è evidentemente dilatorio. Per il PD il tema dell'Alta Corte merita un dibattito serio e non di utilizzare la giustizia a suggello di patti all'interno della maggioranza.