Osteggiato in origine dalla Lega e da Fratelli d'Italia, in queste ore vede una frattura anche all'interno di quello che fu l'asse PD, Movimento 5 Stelle, Leu a Italia Viva, che lo aveva promosso e fortemente voluto, con i renziani che ora si smarcano e sparigliano le carte in vista del voto al Senato. Ma che cos'è il DDL Zan? É un disegno di legge contro l'omotransfobia, che prende il nome dal suo primo firmatario, il deputato del Partito Democratico Alessandro Zan. Allo stato sono dieci i suoi articoli, che nascono dall'unione di diversi ddl precedenti. Il primo risalente al 1996, quando fu Nichi Vendola a portarlo in Parlamento. Approvato alla Camera lo scorso 4 Novembre, estende l'articolo 604-bis del Codice Penale, che punisce le discriminazioni per razza o religione, a quelle basate sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere. E prevede la reclusione fino a 18 mesi per chi istiga o commette atti discriminatori. E da sei mesi a quattro anni per chi istiga o commette violenze. Fin qui i punti che avevano portato ai 265 sì e 193 no alla Camera, 8 mesi fa. Poi la nota diplomatica di contrarietà del Vaticano e il nuovo corso renziano, con i senatori che ora chiedono alcune modifiche al testo originario. Anzitutto via il riferimento all'identità di genere. Quelli identificazione cioè, percepita di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso. Cassato l'articolo 4 sulla libertà di espressione e religione, che introduceva la cosiddetta clausola salva idee, sì invece alle iniziative contro la discriminazione nelle scuole ma solo nel rispetto dell'autonomia didattica delle scuole cattoliche paritarie come da Concordato. Il DDL Zan, insomma, rischia di approdare al Senato, il 13 luglio, senza più una maggioranza. I voti favorevoli al testo senza modifiche si attesterebbero, infatti, su una forbice che oscilla tra i 135 e i 145 sì. Da soli, cioè senza i 17 voti dei renziani che chiedono modifiche, insufficienti a blindare il testo.