Via la norma che allargava le maglie dell'offerta al massimo ribasso sugli appalti, confronto aperto con i sindacati sui subappalti. Un confronto, che fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, sarà costante nel percorso del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il Governo esce così dall'ultima curva del Decreto Semplificazioni che intende portare nelle prossime ore in Consiglio dei Ministri. I cambiamenti arrivano dopo un confronto con le organizzazioni sindacali. Soddisfatto il Segretario della CGIL Landini. "Non c'è più ed è stato tolto qualsiasi riferimento al massimo ribasso, alle gare al massimo ribasso, questo lo consideriamo un fatto positivo, era ciò che noi chiedevamo perché è sotto gli occhi di tutti ciò che la logica del massimo ribasso ha determinato nel nostro Paese, i danni che ha dato, sia ai lavoratori, sia alla qualità delle opere, sia a favorire l'ingresso della malavita organizzata. Sull'altra questione che abbiamo discusso, che riguarda il subappalto, partirà tra un'ora un confronto tecnico di dettaglio per vedere se anche su questa materia è possibile trovare una soluzione". Per protestare contro lo sblocco dei licenziamenti da luglio, deciso dal Governo, tra poche ore i sindacati scenderanno comunque in piazza, mentre sui subappalti si continua a discutere. Fonti di Governo fanno notare che l'Europa ha liberalizzato quest'area, facendo cadere i limiti imposti dall'ordinamento italiano. Rispettare il diritto europeo e tutelare al massimo i lavoratori: questo l'obiettivo. "Semplificare, accelerare per ricostruire. Ovviamente garantendo la sicurezza dei lavoratori e concorrenza leale alle imprese sane, quindi siamo contro le gare al massimo ribasso, che sono state tolte dal dossier, però semplificare il codice degli appalti, i passaggi, le autorizzazioni, la burocrazia, significa agevolare le imprese sane e creare posti di lavoro". Parallelo al Decreto Semplificazioni c'è quello sulla Governance del Piano di Ripresa e Resilienza. Entrambi i decreti vanno approvati entro fine maggio per aprire il flusso di fondi da Bruxelles, che vanno spesi necessariamente entro il 2026. Ed in Italia c'è molto da cambiare, fanno sapere dal Governo, per essere sicuri che questo avvenga.