Coalizioni alla prova del voto. Le prossime amministrative del 12 giugno potrebbero rappresentare uno spartiacque nelle dinamiche interne ai partiti e soprattutto per le alleanze. Il test è sicuramente significativo, a parlare del resto sono i numeri: 26 capoluoghi, 4 dei quali di regione, Catanzaro, Genova, L'Aquila e Palermo, la città più grande. E ben 116 comuni sopra i 15 mila abitanti. In tutto sono quasi 9 milioni gli italiani chiamati alle urne per quasi 1000 comuni pronti a votare. Il valzer delle alleanze però sembra tutt'altro che concluso. Già, perché complice il doppio turno e le incertezze mostrate fino all'ultimo dalle coalizioni, le scaramucce tra partiti rischiano di andare avanti ancora per molto, quantomeno fino allo spoglio del primo turno. Facendo una panoramica sugli schemi in campo, però, quel che appare con una certa evidenza è che da un lato il centro-destra, pur tra mille difficoltà, è riuscito a ricompattarsi in 21 delle 26 città capoluogo. Non così però a Messina, Catanzaro, Parma, Verona e Viterbo. Dall'altro non sembra decollare del tutto il campo largo dalla sinistra ai 5 stelle fino ai partiti di centro come Azione e Italia Viva passando per i democratici auspicato dal Segretario DEM Letta che però vede rafforzarsi l'intesa con i pentastellati. Insieme in 18 dei 26 capoluoghi. Separati invece a Cuneo, Lucca, Como e Piacenza. Ma uniti in oltre due terzi dei grandi centri. Mentre al centro, appunto, nessuna uniformità, ognuno per sé. E non è tutto. Facendo una retrospettiva a rischiare di più è il centrodestra. La coalizione controlla infatti 18 su 26 giunte uscenti nei capoluoghi di provincia interessati dal voto. Il centro-sinistra invece guida 5 amministrazioni: 3 del PD e 2 indipendenti di centro-sinistra. 3 Comuni infine vengono da giunte sostenute da liste civiche. E se da sottolineare c'è il sostegno a Genova di Renzi al centrodestra, schema simile stava per realizzarsi a Palermo, sfumato però all'ultimo quando il Leader di Italia Viva ha spiegato di non poter sostenere il centro-destra se si fosse presentato unito, Fratelli d'Italia compresi. Ebbene proprio il laboratorio Sicilia merita una menzione a parte. Laddove le elezioni in comuni importanti, come Messina e Palermo, si intrecciano con quelle per la presidenza della regione che si terranno nel prossimo autunno. Mentre a Parma da sottolineare, dopo 10 anni, l'assenza del simbolo pentastellato. Insomma i partiti continuano a studiarsi, consapevoli che l'appuntamento elettorale di giugno, sebbene circoscritto e territoriale, rappresenti di fatto l'ultima importante prova di tenuta delle coalizioni prima delle politiche del 2023.























