Tra Gilet Arancioni, Sacro Romano Impero Cattolico e Liga Veneta, appare anche il Partito della Follia. Ma sia ben chiaro, si tratta di "follia creativa", come spiegano una sposa in bianco ed il leader della formazione, Giuseppe Cirillo: "Siamo già stati qua varie volte. Siamo conosciuti, ci conoscono qui. Dalle buone maniere alla follia". Per molti, ottenere un saggio parlamentare resterà un miraggio, ma fino a domenica sera chiunque voglia tentare l'impresa, partecipando alle elezioni del 25 settembre, dovrà consegnare il proprio simbolo e il programma al Viminale. Primo sulla linea di partenza il Partito Liberale: "Tanto contenti, tanto entusiasti di vedere quel simbolo, oggi affisso per primo in bacheca." Piazzamento poi di tutto rispetto, per la neonata coalizione Renzi-Calenda e primo posto tra i big alla Lega, nono partito ad aver presentato il simbolo. Già nella notte che ha preceduto il primo giorno di apertura dell'ufficio elettorale, dove si entra in gruppi di 5, c'era una discreta fila. Tra gli altri sono stati avvistati Mastella e il Generale Pappalardo, con in mano il simbolo dei Gilet Arancioni. E sarà proprio questo ufficio a dare i verdetti sui simboli: ammessi, respinti o rimandati con richiesta di correzione. Sono vietati quelli religiosi o che facciano riferimento a ideologie di stampo fascista o nazista. Inoltre il criterio di esclusione si applica anche per quelle liste con sigle ed immagini che possano trarre in inganno, inducendole l'elettore nell'errore di votare per un partito che pensava di conoscere e che invece rappresenta magari il suo perfetto contrario.