Il matrimonio tra soci è ormai finito da tempo ma il divorzio non sarà consensuale. Il Governo si prepara ad usare la sciabola per l'uscita di ArcelorMittal da Acciaierie d'Italia e il commissariamento dell'ex Ilva è ormai a un passo. La mossa arriva dal Consiglio dei Ministri che ha approvato un decreto-legge che rafforza in caso di ricorso all'amministrazione straordinaria, le misure già presenti per tutelare la continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi, fra cui l'ex Ilva. Il testo prevede garanzie di cassa integrazione straordinaria con l'esclusione dei lavoratori impegnati nella sicurezza e nella manutenzione degli impianti per consentire che restino operativi. Da alcune settimane il Governo sta trattando con ArcelorMittal che attualmente detiene il 62% di Acciaierie d'Italia, per far salire oltre il 60% la partecipazione pubblica nell'azienda di Invitalia, che possiede il 38%. Un'operazione con la quale l'esecutivo riporterebbe il pacchetto di maggioranza del polo siderurgico più grande d'Italia nelle mani dello Stato. Ma il Governo non intende strapagare il 40% rimasto nelle mani di ArcelorMittal, soprattutto alla luce del deperimento subìto dagli impianti e dalla produzione negli ultimi anni di gestione franco-indiana. Le prossime ore saranno dunque decisive per il futuro dell'Ilva, anche se il destino sembra ormai segnato, salvo sorprese e il Governo ha già intrapreso la propria strada e ha convocato per giovedì 18 alle 15 i sindacati. In discesa sembra invece l'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con un dato ribadito da Giorgia Meloni nel corso della cabina di regia: "L'Italia non solo è la prima nazione in Europa a ricevere dalla Commissione Europea la quarta rata ma anche a presentare entro il 2023 la richiesta per la quinta, e con la nuova trance la priorità sarà il sud.