La Corte Costituzionale bussa per la quarta volta dal 2019 alle porte del Parlamento, che ancora una volta però non apre perché sul fine vita in Senato si registra ancora uno stop, il comitato ristretto chiamato a lavorare su un testo condiviso sul tema, infatti, si è spaccato. Nello stesso giorno in cui una nuova sentenza della Consulta ha esortato ancora una volta il Parlamento a legiferare su una materia così sensibile, come fa da sei anni a questa parte. La Corte ha rilevato che non è costituzionalmente illegittimo subordinare la non punibilità dell'aiuto al suicidio, al requisito che il paziente necessiti, secondo la valutazione medica, di un trattamento di sostegno vitale. Ma rileva anche che in Italia non è garantito un accesso universale ed equo alle cure palliative, che vi sono spesso lunghe liste di attesa e che manca personale adeguatamente formato. La strada che porta alla legge intanto è ripida e accidentata, in Senato il comitato ristretto, insediato cinque mesi fa per trovare una quadra, sembrava giunto ad una svolta. Uno dei due relatori di Forza Italia aveva annunciato, la presentazione di un testo unificato che però non è stato presentato. Una spaccatura interna alla Maggioranza, dicono le Opposizioni che per protesta hanno deciso di abbandonare i lavori del Comitato. "Ci stanno prendendo in giro dicono i membri del Comitato dei partiti di Opposizione che parlano di Destra disumana a cui non basta mettere il bastone tra le ruote alle Regioni che vogliono fare leggi di civiltà, ma restano sordi. alle sollecitazioni della Consulta il riferimento a quella legge della Regione Toscana, l'unica finora approvata sul fine vita, che il Governo di Giorgia Meloni ha deciso di impugnare, mentre l'approdo in aula al Senato è previsto per il 15/07, con il rischio che si vada in ordine sparso e quindi incontro ad una probabile bocciatura.