Garantire il diritto di congedarsi dalla vita: con questo scopo, la Regione Emilia Romagna, prima in Italia, approva con una delibera le linee guida che assicurano un iter preciso e tempi certi, 42 giorni, per accedere al suicidio assistito qualora se ne abbia diritto. Forse perché il Veneto insegna, Bonaccini e i suoi hanno scelto di sottrarre il tema alla conta e al voto dell'aula; solo qualche settimana fa infatti, la proposta di legge sul fine vita si era arenata in terra veneta nonostante il sostegno del Presidente Zaia anche per l'astensione di una consigliera DEM e invece, in Emilia Romagna la strada scelta è quella di scavalcare il consiglio regionale e le possibili divisioni a sinistra e con una delibera di giunta a delineare un iter certo. Secondo le linee guida regionali dunque, chiunque abbia i requisiti definiti dalla consulta con la sentenza del 2019, essere affetti da una patologia irreversibile con sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili, essere mantenuto in vita da un trattamento di sostegno vitale ed essere capace di prendere decisioni libere e consapevoli, può chiedere al servizio sanitario l'accesso al suicidio medicalmente assistito. Richiesta che viene in prima battuta esaminata dalla commissione medica che visita il paziente, incontra i familiari e definisce una équipe di assistenza. Poi, il giudizio passa al Comitato Etico, appena istituito, che fornisce un parere obbligatorio non vincolante: se la Commissione dà il via libera, si avvia la procedura. Entro 42 giorni, sta scritto nero su bianco. Se in questo modo, spiegano della Regione, vengono garantiti i diritti dei malati, la battaglia politica non pare chiusa. Forza Italia, infatti, annuncia ricorso al TAR e qualcuno pensa che potrebbe intervenire il Governo da Roma; resta alla finestra anche l'Associazione Luca Coscioni perché il 13 febbraio era previsto l'esame della legge Cappato e i loro sostenitori chiariscono: la delibera va bene, ma se è un modo per fermare l'iter della nostra legge sul fine vita, protesteremo.