"Con Macron ci sono punti di intesa comuni, sui migranti la discussione accelera, il momento del Mes non è ancora arrivato". Giorgia Meloni chiude il Consiglio Europeo dicendosi soddisfatta ma anche mantenendo il punto sulle questioni care all'Italia. Il lungo faccia a faccia con il presidente francese archivia le tensioni dei mesi scorsi. Fare i separati in casa non è più conveniente. Non è un caso che su temi come le nuove regole di bilancio ma anche la transizione green, Roma e Parigi facciano ormai da tempo il controcanto a Berlino. "Mi pare che ci sia voglia di collaborare su materie che sono comunque di importanza strategica. Sicuramente per l'Italia e per la Francia, penso alla questione migratoria sulla quale registro una grande disponibilità ad affrontare la questione in modo strutturale da parte del presidente Macron. Pare che ci fosse un clima insomma sicuramente molto produttivo, ecco, molto favorevole, e questo credo che possa essere sicuramente utile per affrontare alcune sfide che sono sfide comuni". L'allarme sulla Tunisia è condiviso anche da Macron. L'Italia spinge perché riprendano i finanziamenti per evitare un'acuirsi della crisi migratoria. Ecco perché l'impegno a rendere operative a stretto giro soluzioni comuni su accoglienze e soccorsi, viene considerato un successo. Sul Mes invece Meloni non fa sconti. Va inserito in una discussione più ampia, più efficace, mettere un punto fermo sull'unione bancaria. Un no che pesa in un'altra giornata nera proprio per le banche europee. Fragilità che per la premier non riguardano il nostro Paese. "Che sia diciamo dalla relazione della presidente Lagarde, sia dalla relazione del presidente Donohoe e sia dai contributi dei leader dell'Unione, ci sia la consapevolezza di un sistema che in ogni caso è un sistema di cui i fondamentali sono solidi". Non molla neanche sullo stop alle auto inquinanti. "Serve neutralità nelle scelte delle tecnologie per difendere l'ambiente. Vale per i carburanti come per l'energia, altrimenti tutto diventerebbe insostenibile".