C'è la riforma del sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura, la questione della commistione tra politica e toghe e c'è anche quella ancora calda della separazione delle funzioni tra Giudici e Pubblici Ministeri tra i capisaldi della riforma dell'ordinamento giudiziario voluta dalla Ministra Marta Cartabia. La riforma disegna un nuovo CSM che prevede un sistema misto con collegi bi-nominali e quota proporzionale e aumenta il numero dei membri dell'organo di autogoverno dei Magistrati a 30: 20 togati e 10 laici. Non sono inoltre ammesse liste. Ciascun candidato a Palazzo dei Marescialli senza bisogno di raccogliere firme potrà presentarsi liberamente anche nel suo distretto. Previsto anche uno stop alle nomine a pacchetto. Per l'assegnazione degli incarichi direttivi e semi direttivi il CSM procederebbe sulla base dell'ordine cronologico dei posti vacanti. Stretta poi alle cosiddette porte girevoli. Un Magistrato non potrà più entrare in politica e poi tornare a indossare la toga. Chi si è candidato senza essere eletto per tre anni non potrà esercitare nel distretto in cui lavorava. La riforma Cartabia prevede poi nel penale un solo passaggio di funzione tra Giudice e Pubblico Ministero e viceversa entro 10 anni dall'assegnazione della prima sede e introduce il fascicolo personale del Magistrato che servirà per la valutazione di professionalità. Nel fascicolo, che tra i punti più contestati dalla stessa Magistratura che contro la riforma lo scorso 16 maggio aveva scioperato seppur con scarsa adesione, saranno segnalate anche eventuali anomalie nelle decisioni giudiziarie delle toghe.























