Tra i due litiganti, Di Maio e Salvini, il terzo decide. Sarà il Premier Conte infatti a sciogliere il nodo su Armando Siri, il Sottosegretario leghista indagato per corruzione. Lo sentirà in queste ore, poi, al ritorno da Pechino, il faccia a faccia decisivo. Innanzitutto sentire le sue ragioni, ascoltare, francamente confrontarmi con lui sulla base degli elementi raccolti e poi ovviamente ci sarà una valutazione e chiederò a lui di condividere la decisione finale. Adesso non mi pronuncio perché non mi sembrerebbe corretto. Conte specifica che una scelta basata sull'etica pubblica può arrivare prima di una sentenza della Magistratura. Non così la pensa però Matteo Salvini che dice “né io né Conte siamo giudici. Io aspetto la decisione della Magistratura”. E poi attacca. Il mio e il nostro nome non può essere associato a nulla che puzzi anche da lontano di mafia. Si sciacqui la bocca chi parla di Lega a proposito di mafia. Il Movimento 5 Stelle, però, ne fa una questione di fiducia, quella nata col contratto di Governo e che adesso deve essere rinnovata, dice Di Maio, con l'allontanamento del Sottosegretario. Stiamo parlando di norme fatte per conto di qualcuno sull'eolico da un Sottosegretario che si occupa di trasporti. Beh, se la Lega non c'entra niente dimostri la propria estraneità a questi fatti presunti, allontanando Siri dal Governo. La tensione è altissima. Ma i due Vicepremier ribadiscono la voglia di andare avanti, possibilmente insieme. Fanno finta di litigare, attacca il PD con Zingaretti. Questo Paese non ha più un Governo, dice il Segretario DEM, che da Castelvetrano, affonda il colpo. In questo anno di Governo, a parte selfie, sorrisi, polemiche, battute, l’uso spregevole che c’è del potere, troppe volte l’uso inquietante della vicinanza con i poteri mafiosi.