Mentre si infittiscono le voci di un viaggio del Presidente del Consiglio in Ucraina il Governo lavora su più fronti: la diversificazione degli approvvigionamenti di gas, la richiesta, in Europa, di un tetto massimo al prezzo dello stesso e, ancora, al prossimo decreto, quello che deve servire ad aiutare famiglie e imprese. Nell'immediato resta forte l'impegno del nostro Paese per la pace: «l'Italia -ripete il ministro Di Maio- per consenso di tutte le parti sarà uno dei Paesi garanti dell'accordo di sicurezza e neutralità dell'Ucraina. Lavoreremo in questa direzione, anche se Putin sta dimostrando -sostiene netto il titolare della Farnesina- di non volere la pace». "Il Governo italiano ha deciso proprio in queste ore l'invio di esperti scientifici e forensi per supportare la Corte Internazionale nel verificare e dimostrare i crimini di guerra che si sono svolti e che sono stati perpetrati in Ucraina". E se sull'allargamento dell'Unione Europea anche a Kiev il Ministro ribadisce piena apertura ma nel rispetto dei trattati oltre che della necessaria accelerazione dello stesso processo per il paese dei Balcani, polemiche crescenti si avvitano intorno all'ipotesi dei prossimi invii di armi a Kiev. Dall'Esecutivo assicurano che avverrà nei limiti imposti dalla risoluzione parlamentare approvata circa un mese e mezzo fa, ma perplessità e critiche restano consistenti. "Credo che aumentare le spese militari sia insensato, sbagliato, non solo perché non va incontro alle priorità di questo Paese che chiede soldi per abbassare le bollette, per la scuola, per la sanità, ma anche perché indica un futuro preoccupante. Se immaginiamo il mondo di domani come un mondo regolato dalle armi, immaginiamo un mondo dominato dalla guerra". Dissensi che a poche ore dal 25 Aprile serpeggiano soprattutto a sinistra, dentro e fuori il Parlamento, con il Segretario della CGIL Landini a ripetere: «la guerra non solo non si sta fermando, ma c'è il rischio concreto che si trasformi in guerra nucleare».























