Fisco, economia, migranti e cittadinanza, Trump, referendum. È stata una Giorgia Meloni a tutto campo quella intervenuta in videocollegamento per il venticinquesimo anniversario del quotidiano Libero. Proprio il voto di qualche giorno fa è stato uno dei temi trattati dal presidente del Consiglio col direttore Secchi e con il fondatore Vittorio Feltri. La premier ha definito il quesito sulla cittadinanza una sciocchezza, dichiarando di non essere rimasta sorpresa che anche molte persone di sinistra lo avessero bocciato e che in Italia abbiamo un'ottima legge. Poi sul risultato del voto. "Dall'inizio di questa vicenda, io non ho capito il senso da parte dell'opposizione, della sinistra, di presentare dei referendum abrogativi di leggi che aveva fatto la sinistra, e dire che il referendum era un testo contro il governo, perché a me invece pare che fosse solo una cosa interna alle opposizioni. Se volessimo dirla tutta, anche chi è andato a votare e ha votato sì, ha comunque votato contro leggi della sinistra, non contro leggi fatte da noi. Quindi cerchiamo di essere onesti. Io dico e mi pare che si sia trattato di un referendum sulle opposizioni, più che sul governo e che tra l'altro il responso sia stato abbastanza chiaro." Non poteva mancare uno scambio di battute su quel che sta accadendo dall'altra parte dell'oceano, sul ruolo dell'Italia e soprattutto sui rapporti fra Giorgia Meloni e Donald Trump. "Io penso che Donald Trump sia un leader coraggioso, schietto, determinato che difende i suoi interessi nazionali. Io mi considero una persona schietta, coraggiosa, determinata che difende i suoi interessi nazionali." Se è vero come è vero che ognuno difende i propri interessi, il punto dirimente dell'incontro a Palazzo Chigi fra Meloni e il segretario generale della Nato Rutte, è stato l'incremento delle spese militari e per la difesa, che secondo gli Stati Uniti non può che essere il 5% del PIL di ogni membro della alleanza. Per l'Italia equivarrebbe ad un aumento pari a 74 miliardi di euro che secondo il Ministro degli Esteri Tajani potrebbe essere spalmato su 10 anni. Su una cosa invece Rutte rimane fermo. Se l'Europa ora non corre rischi imminenti nel giro di tre o quattro anni deve farsi trovare pronta. "Dobbiamo rafforzare la nostra spesa per la difesa. Abbiamo sentito il capo della difesa tedesca tempo fa per dire che entro il 29-30 la Russia potrebbe essere pronta, a provare qualche cosa contro il teatro NATO. Quindi siamo sicuri oggi, ma non lo saremo fra 3, 4, 5 anni, dobbiamo spendere di più." .