Più di sei anni dopo, parecchia acqua è passata sotto i ponti dei rapporti fra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, da quando forte di un consenso elettorale importante che lo porta al Governo con la Lega, il Movimento Cinque Stelle esprime un Presidente del Consiglio pressoché sconosciuto, un avvocato tirato fuori dal cilindro dal fondatore, uso a colpi di scena e sorprese che spiazzano. Le differenze tra i due sono evidenti da subito ma appartengono al gioco delle parti, sembra, e Grillo più volte scende in campo per difendere il suo Presidente del Consiglio, specie nella durissima epoca del Covid, dei lockdown, dei dpcm raffica. Ma arriva il 2021, il Movimento è in crisi di consensi, c'è anche tensione interna sulla scelta se appoggiare o meno il Governo Draghi e lì è Grillo che decide per il sì, però sulla scelta di una nuova leadership per i Ciqnue Stelle alla fine c'è l'accordo tra i due, si punta su Conte che chiede e ottiene in cambio un ridimensionamento del ruolo di garante di Grillo. Da lì parte l'effetto domino a rilento che porterà alla rottura definitiva di questi giorni, con anni costellati di battute acide di Grillo su Conte e contro repliche puntute del Presidente del partito. Temi di frizione in particolare il limite dei due mandati che Conte mira a superare, le alleanze, il campo largo malvisto da Grillo, che rilancia i valori iniziali di un Movimento due puro e dalle mani libere, mentre Conte pensa a una struttura più vicina a quella di un partito. Un partito tutto suo, l'accusa di Grillo, no, un Movimento senza padroni, la replica di Conte. E siamo ai giorni nostri con la svolta ormai nei fatti e sullo sfondo, forse, una guerra legale che si prepara.