Dieci anni sul Colle, quello più alto, un pezzo di storia repubblicana, della nostra storia. Sì, perché dieci anni al Quirinale significano tanto. Non solo per la politica, tra crisi di governo, elezioni e tensioni tra partiti. Non solo per le istituzioni che segnano inevitabilmente la vita del Paese, ma per la stessa società, per quella comunità al cui valore ha più volte fatto appello Sergio Mattarella. Ricucire gli strappi, ricucire la Repubblica e al tempo stesso, come ha sempre ricordato, essere arbitro e garante della Costituzione. Le parole, o meglio i concetti chiave, tratto distintivo del suo mandato, anzi dei suoi mandati all'insegna dei record, sono pochi, ma marcati. Regole, rispetto, esempio, inclusione, solidarietà, dialogo e confronto. C'è un aspetto funzionale, di ruolo, e accanto uno valoriale e caratteriale. Il primo è quello che scandisce il tempo del vita istituzionale di un Paese. Quello a cui si legano i concetti di arbitro e garante indicati da Mattarella, laddove auspicio e speranza erano e restano il farsi notare il meno possibile perché, aveva spiegato, ciò significherebbe che i giocatori in campo abbiano fatto il proprio dovere. Il secondo, l'aspetto valoriale e caratteriale invece, è quello che caratterizza la modalità di messa in atto di quel ruolo così delicato ai vertici dello Stato. Lo stile, il tratto distintivo, l'impronta personale che si accompagna al ruolo istituzionale fatto di toni bassi, a volte di silenzi, che non significano inerzia, tutt'altro. Perché la moral suasion, la persuasione dice, è più efficace se non viene proclamata in pubblico. Fermezza nel ricordare quei limiti oltre i quali non andare nello scontro tra poteri che fa male al Paese, o nel ricordare le prerogative del Presidente come nel caso Savona. Ruolo, doveri, valori e caratteri, quindi, che si mescolano a quelle parole chiave, impronta della sua presidenza. Sì, perché elencandoli insieme e arricchendoli di occasioni, episodi, visite, incontri e idee, sarà ancora più chiaro comprendere la portata di quel pezzo di storia repubblicana rappresentato da questi dieci anni attraverso gli esempi, i gesti, la pedagogia dei gesti. Da quelle istantanee durante la pandemia al centro vaccini, seduto in fila. O all'Altare della Patria solo a celebrare la memoria del Paese, o ancora sempre solo a commemorare le vittime del naufragio di Cutro. "Il pensiero va soprattutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. È sufficiente questo", disse nella sua prima dichiarazione ufficiale, accanto ai Presidenti delle Camere. Era già un manifesto. .























