Un confine difficile da definire. Fino a dove possiamo decidere sulla nostra stessa vita? Quando e come terminarla? Torna in aula alla camera la legge sul fine vita. Il testo recepisce le indicazioni della Corte Costituzionale nella sentenza del novembre 2019 in cui ha parzialmente depenalizzato l'aiuto al suicidio, per il caso del dj Fabo e Marco Cappato. I deputati saranno chiamati a decidere su oltre 200 emendamenti; quelli del centrodestra, contrario alla legge, che mirano a restringerne le maglie, e quelli di quanti invece vogliono allargarle, avvicinando l'esito del provvedimento al quesito del referendum sull'eutanasia su cui, oltre a quelli su giustizia e cannabis, si pronuncerà la Corte Costituzionale la prossima settimana. Un pronunciamento che rappresenta una spada di Damocle per la proposta di legge che comunque non sarà approvata in settimana; secondo il centro-destra la legge rischierebbe di innescare una deriva simile al Belgio e Olanda dove, è l'accusa, dall'eutanasia per malati terminali si è passati a quella per malati mentali e agli anziani stanchi di vivere. Sul fronte opposto, Movimento 5 Stelle, PD Leu e + Europa puntano ad allargare le condizioni di accesso al suicidio assistito fino a far coincidere l'esito della legge, con quello del referendum sull' eutanasia. Il suicidio assistito in ospedale sarebbe possibile nel caso in cui il richiedente abbia una malattia, una condizione non curabile che provochi una sofferenza non sopportabile, abbia già beneficiato delle cure palliative e sia in grado di intendere e volere.























