Poco tempo, massimo due anni poi, se non si farà qualcosa, non ci saranno più riserve per pagare le pensioni dei giornalisti. È l'allarme lanciato dai vertici dell'Ente Previdenziale di categoria, l'INPGI. È la spia più inquietante di una crisi, quella dell'editoria, che ricade quasi interamente su chi informa e che mina il diritto ad essere informati correttamente. Per questo l'FNSI e le altre associazioni di categoria sono scese in piazza, di fronte a Montecitorio. Perché il Recovery Plan, attacca il Presidente Beppe Giulietti, non si occupa affatto dell'informazione. "Caro Presidente Draghi, hai fatto un decreto in poco tempo su 238 miliardi per la ricostruzione. Non c'è una riga sull'editoria italiana, sull'equo compenso, sui precari, sulla libertà di informazione. Ti chiediamo un incontro urgente. Questo paese al 41esimo posto nelle graduatorie internazionali per la libertà di informazione e ora è tempo di risalire". La categoria chiede riforme. Non esiste libertà senza dignità del lavoratore. I precari, i free lance, cosiddetti "rider" dell'informazione, sono il nuovo presente. E se si guarda al futuro, in chiave previdenziale, la è situazione sull'orlo del precipizio. Il 2020 si è chiuso infatti, con un disavanzo di 242 milioni. "Noi abbiamo uno scudo che ci protegge dal rischio di commissariamento fino al 30 di giugno. Nel frattempo stiamo cercando di discutere con il Governo una possibile soluzione, ma questa discussione è molto difficile, è troppo concentrata solo sui tagli, che ci chiedono di fare alle nostre prestazioni e al futuro delle pensioni dei giornalisti".