Aveva parlato di critiche scomposte ed eccentriche il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e, al tempo stesso, di perfetta sintonia con il premier e di voti in Parlamento alla sua relazione, sulla stretta alle intercettazioni, che rappresentavano un segnale inequivocabile, in sintesi: mai pensato alle dimissioni. A distanza di qualche ora, arriva la nota del presidente del consiglio che blinda il guarda-sigilli: piena fiducia e contatti quotidiani, il clima nel Consiglio dei Ministri è ottimo, precisa il premier, segno che qualcosa andava chiarito. Poco prima il vicepremier Salvini aveva ribadito l'invito ad evitare scontri tra politica e magistratura perché così, la sua linea, non si va da nessuna parte. Differenze di vedute, del resto, erano emerse fin da subito con il ministro che pur precisava di non voler toccare gli ascolti sui reati di mafia e terrorismo, con l'allarme delle toghe che attraverso la Anm ribadivano l'indispensabilità dello strumento ai fini delle indagini e di accuse di gran parte delle opposizioni. Differenze, però, evidenti anche nella maggioranza: "Non abbiamo nessuna intenzione, ripeto, di limitare, circoscrivere l'uso delle intercettazioni". Ma se FDI torna ad assicurare che nulla sarà smantellato, Forza Italia invita Nordio ad andare avanti senza tentennamenti per limitare gli abusi. E così, il Terzo Polo. "Le intercettazioni servono. Noi non vogliamo limitare le intercettazioni, noi vogliamo limitare l'abuso delle intercettazioni". Le leggi per limitare le pubblicazioni lesive della privacy ci sono già e non facciano finta di niente: le accuse e l'altolà che arriva da PD, 5 Stelle, Verdi e Sinistra: "È evidente che c'è una forte tentazione dentro la maggioranza, su cui non mi pare di vedere una grande unità su questi temi, di arrivare ad una ridefinizione delle intercettazioni". La partita resta aperta.