Chissà, forse era necessario succedesse qualcosa che dividesse nettamente l'aula parlamentare tra maggioranza e opposizione. Forse qualcuno ne sentiva la mancanza, qualcuno che crede che la nozione di bene comune sia più debole se condivisa, che il bene comune è vero solo quando è di bandiera, quando qualcuno se ne cura e agli altri non interessa. Questo qualcuno si sarà sfregato le mani a sentire Giovanni Donzelli esprimere all'aula della Camera il ragionamento seguente e cioè che: se i parlamentari di un gruppo vanno a trovare Cospito in carcere e gli esprimono solidarietà per la sua battaglia contro il 41 bis e se Cospito chiacchiera del carcere duro con i mafiosi, che si trovano nello stesso regime, allora il gruppo a cui appartengono quei parlamentari deve dire chiaramente se è contro i terroristi e contro la mafia. Ora va bene tutto, ma se il gruppo in questione è quello del PD, che da una vita ormai si è cucita addosso l'etichetta di partito della responsabilità nazionale pagandola pure cara, le parole di Donzelli suonano un po' fuori posto. E un po' a tutti, tranne a quei qualcuno, di cui si diceva prima. E a sfregarsi le mani saranno innanzitutto mafiosi e terroristi probabilmente, che sperano sempre che il nemico Stato, e quindi la politica che ne è parte importante, sia il meno unito possibile. Le parole di Donzelli suonano pure fuori tempo considerato che l'aula, con una volontà unanime era convocata per rieleggere proprio la Commissione antimafia. Quelle parole anche dal punto di vista che immaginiamo sia quello del responsabile dell'organizzazione di Fratelli d'Italia non sono nemmeno politicamente utili, perché non compattano la maggioranza visto che Forza Italia è rimasta molto tiepida sull'accaduto, Salvini ha espresso sì, piena sintonia a Donzelli, ma il Presidente della Camera ha convocato in giuri d'onore per valutare le sue parole parole. Parole che invece fanno il miracolo di unire l'opposizione come mai accaduto finora in questo inizio di legislatura.