Il rischio che la prossima possa essere una manovra di bilancio elettorale c'è. Il rischio è nella natura della politica che non è mai indifferente al consenso, e nel tempo, perché il 2024 è anno elettorale. E però sembrano rischi contenuti. È vero, Salvini e Tajani sono tentati dal rappresentare l'animo movimentista e libertario della maggioranza, per distinguersi. Salvini con le tinte forti, che sono tipiche della sua comunicazione, e Tajani con una difesa dei moderati e del ceto medio che sia evidente, insieme al ritorno di certi valori liberali da Forza Italia spesso enunciati, ma raramente praticati. I distinguo costano soldi che non ci sono, per averli bisognerebbe fare altro deficit e scommettere che l'andamento del PIL italiano sia migliore di quello oggi atteso, che è meno di quanto atteso solo pochi mesi fa. E scommettere pure su una trattativa sul nuovo patto di stabilità, che pieghi a favore degli interessi italiani, cosa di cui al momento non c'è traccia. Se le due puntate sono vincenti, Forza Italia e la Lega potrebbero rivendicare vittoria, coraggio e lungimiranza alla vigilia del voto europeo, e sperare così di rosicchiare un po' di voti a Meloni. È una possibilità molto lontana, però, da una ragionevole certezza. FdI, i Fratelli d'Italia, il partito di maggioranza relativa, se il Governo vince le scommesse, pensare che Giorgia e i suoi perdano consenso è un'altra scommessa. E quindi l'azzardo della finanziaria in deficit ha senso per Lega e Forza Italia solo se si vincono ben tre giocate, tutte rischiose. Viceversa, dovessero perdere, si affaccia addirittura la possibilità di una manovra di aggiustamento a primavera, il peggior viatico per il voto europeo, per tutta la maggioranza. Chi ha più da perdere è chi possiede di più, cioè i Fratelli d'Italia, e per questo Meloni, e anche il suo Ministro dell'Economia leghista, vogliono prudenza. Alla fine conviene a tutti, e per questo il rischio di una finanziaria elettorale è, come si diceva, contenuto.