Il Governo decreta lo stato di emergenza per i migranti e può servire. Snellire procedure, accelerare i tempi di regolarizzazione, rimpatrio, ridistribuzione. Accelerare però può aumentare gli errori, abbandonare qualcuno che merita aiuto, assistere qualcuno che non lo merita. Quando si devono gestire fenomeni di massa, che così tanto impattano sulla vita delle persone, ogni scelta è una scelta del diavolo, ma bisogna farle. Almeno per contenere i numeri record delle ultime settimane. È però non è tanto questo l'effetto collaterale negativo dell'emergenza; l'effetto negativo dell'emergenza è l'emergenza: continuare a trattare con una logica è un lessico inadatto ciò che da tempo emergenza non è più. Emergenza si può dire di un fenomeno che si esaurisce in un tempo limitato, per le cause e per le conseguenze e non c'è nulla di più lontano dal fenomeno migratorio. Chi ha avuto l'occasione di ascoltare Leonardo Becchetti, economista nostro ospite, lo avrà capito. Il suo ragionamento è, a mio modo di vedere, di semplicità disarmante: nei prossimi anni le tecnologie della nuova ondata, compreso l'uso massivo dell'intelligenza artificiale, faranno molto più grande la torta del valore creato dall'economia mondiale, ma lo distribuiranno in modo sempre più disuguale, nei prossimi anni ancora il problema ambientale renderà inabitabili porzioni di mondo sempre più vaste. Dunque nei prossimi anni il problema distributivo e ambientale insieme saranno una spinta micidiale ai flussi migratori. Accostare il concetto di emergenza alla massa di persone che si sposta e si sposterà, per necessità, da una parte all'altra del mondo è un tragico errore. Il che non vuol dire che sia sbagliato accelerare le procedure per decidere, prima possibile, il destino di chi arriva in Italia; vuol dire che è urgente, questo sì, affiancare a questi comportamenti una visione di lungo periodo, parteciparla ai cittadini e alle istituzioni, soprattutto quelle sovranazionali, trovare consenso a questa visione, cercare di realizzarla, rispettando le vite e le storie umane sempre e per quanto sarà possibile ben oltre l'emergenza.