L’eccezione, più o meno luminosa a seconda dei punti di vista, la fanno Salvini e l’altro Matteo: Renzi. Gli altri, praticamente tutti, si mettono in lista. Magari riluttanti, magari per il bene del partito o dello schieramento: ma alle europee si candidano anche se a Bruxelles non andranno mai. Gli italiani non apprezzano, lo dice chiaramente il sondaggio YouTrend Sky Tg24, ma gli toccherà votarli, magari pur non volendo. L’annuncio della candidatura del presidente del consiglio è stato, per esempio, tanto atteso quanto fragoroso. In tutte le circoscrizioni si potrà votare per Giorgia. Votare per Giorgia significa molte cose, tutte spiegate dalla leader a Pescara. Significa indicare chiaramente che è lei non solo il capo di una coalizione ma anche il fulcro di un profondo rinnovamento, o rinvecchiamento, anche qui a seconda dei punti di vista, della proposta della Destra in Europa e, quindi, della stessa Unione Europea da rinnovare. Significa proporre agli elettori, e a Bruxelles, una maggioranza sul modello italiano dove Giorgia è conduttrice e collante: Non Marine, non Viktor, non Santiago, non Mateusz o Matteo. Si scrive Giorgia, si pronuncia Giorgia, si vota Giorgia. Del cognome sente di poter fare a meno. Sente che può essere un ostacolo al rapporto con gli elettori. Chissà se Le Pen, Orban, Abascal, Morawiecki, Salvini possono dire altrettanto. E poi, loro, non si candidano. Si scrive Giorgia e si è sicuri che la sua Destra non governerà mai con le sinistre europee. Lo assicura, il presidente del consiglio. E così, in qualche modo, dice pure che difficilmente sosterrà una candidatura a presidente della commissione come quella di Mario Draghi e, forse, come quella, ancora, di Ursula Von der Leyen. E altre cose dice, molto di Destra. Una in particolare, poco notata: la maternità come valore sociale. È la faccia positiva, potente, del sostenuto diritto a non abortire. Dall’altra parte, la candidatura di Meloni ha fiaccato la riluttanza pure di Carlo Calenda. Si candida anche lui, dappertutto. Schlein non dappertutto, ma comunque non per lei ma per il Pd. E poi, al duello non si può rinunciare. Giorgia Meloni detta Giorgia contro Elena Ethel Schlein detta Elly. Votate, votate, votate.