La guida: il governo, l'Ucraina e le armi segrete

25 gen 2023
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Abbiamo sempre la testa e il cuore pieni di dubbi quando ci capita o scegliamo di parlare dell'invio di armi a Kiev per usarle contro il tentativo di invasione russa. Prepotente, odioso e in totale disprezzo del diritto internazionale e, più in generale, della possibilità degli esseri umani di vivere accanto ad altri esseri umani. Prepotente, odioso, in totale disprezzo del diritto internazionale e, più in generale, della possibilità degli esseri umani di vivere accanto ad altri esseri umani. La ripetizione non è una svista, serve a ribadire con assoluta chiarezza il punto di vista da cui partiamo. Dunque, l'invio delle armi. Il Parlamento ha votato un solo provvedimento che contiene l'autorizzazione all'invio, lo scorso aprile. L'autorizzazione valeva fino al 31 dicembre dell'anno passato e ha permesso cinque decreti interministeriali per la fornitura di armi italiane. Il Governo è stato autorizzato dal COPASIR, per motivi di sicurezza, a non divulgare quante e quali armi sono state inviate. Certo se ne parla ma per tradizione orale, di scritto non c'è nulla. Il Parlamento, che rappresenta il Paese, non sa e non saprà nemmeno cosa l'Italia si impegna a mandare con il sesto decreto firmato dal nuovo Governo in perfetta continuità con il precedente. E però, con i dubbi già espressi, a poco meno di un anno dall'inizio del conflitto è lecito chiedersi se quella continuità abbia un senso. Dice il Ministro della Difesa Crosetto: «è passato un anno, non è cambiato nulla nella guerra, non cambia neanche il comportamento dell'Italia». Il ragionamento appare un po' grossolano se si considera la raffinatezza intellettuale di chi lo propone. Che la guerra dopo un anno sia ancora lì è un fatto che nessuno prevedeva al tempo del primo decreto e quindi, in qualche modo, è nuovo. Altro fatto nuovo è che la qualità delle armi che l'Occidente invia a Kiev è, come mai prima, questione fondamentale a livello nazionale e internazionale. La decisione della Germania di inviare i suoi Leopard è stata sofferta ma non secretata. E ancora, la postura del Presidente Zelensky e del suo Governo è cambiata: all'Occidente non chiedono semplicemente aiuto, chiedono quelle armi che a loro avviso servono a vincere la guerra. E in questo mutato scenario una riflessione sull'opportunità di mantenere segreti gli aiuti non sembra fuori posto. La guerra è argomento che interessa -e molto- agli italiani. Infatti Zelensky sarà a Sanremo, la nostra più grande festa popolare.

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