Bisogna elaborare il lutto e fare politica, se si ha qualcosa da dire e uno spazio autonomo da occupare in questo Paese. Oppure si può restare nel lutto e seguire il messaggio mai detto o scritto, e per questo più potente, di Silvio Berlusconi. Dopo di me, nessuno. Vorrebbe dire trasformare Forza Italia da partito azienda a partito memoriale, da portare poi, una volta uscito di scena, dentro il museo dedicato al Cavaliere. Vivere come un partito normale, però, non sarà facile. Forse è l'unico modo è riprendere l'idea originale di Berlusconi, ammesso fosse davvero questo, una sua idea originale, essere il partito liberale di massa italiano. Perché sono passati poco meno di 30 anni dalla discesa in campo, e quello spazio dell'offerta politica sembra essere lì, intatto. Così come è ancora assai poco visibile la domanda di una siffatta creatura politica. Trent'anni fa e per quasi trent'anni, l'offerta è stato Silvio Berlusconi. L'oggetto della domanda, ancora, Berlusconi. Ora Silvio non c'è. Nemmeno uno che gli assomigli lontanamente. Bisogna trovare un'idea azzurra, perché gli azzurri restino tali e non si confondano con il tricolore di Fratelli d'Italia. Processo forse indolore e probabilmente redditizio dal punto di vista del mantenimento della gestione e dell'accumulo del potere. Ma non un progetto politico. Nascesse o rinascesse ora, quel partito liberale di massa avrebbe certo l'enorme handicap di non avere per testimonial il Cavaliere. Però, come dice Pier Silvio, non sarebbe schiavo, o peggio, strumento di un conflitto di interesse invadente e invasivo. su cui hanno campato a lungo e nel benessere, si direbbe, tanto il berlusconismo, quanto l'anti-berlusconismo. La forza contrapposta di entrambi, ha spesso tenuto il Paese fermo, le idee ferme. Magari oggi possono muoversi, sarebbe un omaggio reso pure alla memoria di Silvio Berlusconi, uno che certo non amava star fermo.