Per sapere quanto è importante l'opposizione per la democrazia italiana, bisognerà aspettare cinque, sei mesi, tanto ci vorrà il PD, partito che è uscito sconfitto dalle elezioni ma nella minoranza il gruppo più numeroso, tanto ci vorrà dicevo perché si celebri il famoso congresso rifondativo. Sembra un tempo infinito, passa l'autunno, l'inverno, si affaccia la primavera e l'Italia sarà governata da uno schieramento e un'idea di Paese che è quanto di più distante da quella attesa da chi ha votato PD. Una parte importante del Paese rischia, in tutto questo tempo, di parlare con una voce piccola, se non addirittura afona, non perché quella di Enrico Letta non sia autorevole, anzi, ma vale sempre il detto guai agli sconfitti anche quando i contenuti che portano, che hanno portato, sono di primo livello. Il PD, tra l'altro, vive un momento particolarmente difficile. Le prime rilevazioni parlano di una base di consenso ulteriormente erosa, con Giuseppe Conte che si dipinge paladino della Sinistra e pare essere creduto. Con Renzi, abile come sempre, che si attribuisce l'esclusiva del far opposizione con la politica, e non come qualcuno del PD, con il vocabolario. Dunque il primo obiettivo del PD sconfitto, un coordinamento unitario delle opposizioni, è un'altra sconfitta: chi non fa parte degli elettori democratici dirà e chissenefrega, peggio per loro. Ma non è esattamente così. L'Italia ora ha un Governo forte, con idee forti. Se l'opposizione non è forte è peggio per la democrazia, è peggio per tutti. Viviamo tempi in cui cinque o sei mesi per convocare un congresso e per eleggere un segretario sono tanti, troppi. Anni fa Ivano Fossati, che spesso ha dato colonne sonore al popolo del PD, scriveva in un brano splendido un verso: c'è tempo per questo mare infinito di gente. Oggi quel tempo non c'è. La guida torna la prossima settimana Buon weekend.