Nell'intervista al Corriere della Sera, così come nella conferenza stampa seguita all'incontro con Giorgia Meloni, il cancelliere Scholz si è guardato bene dal parlare dei futuri equilibri politici europei. Mi perdoni, risponde a chi chiede, ma preferirei non parlarne. E la questione è delicata assai, in effetti. La Germania esprime l'attuale presidente della Commissione Europea, il PPE è anche il suo partito, l'attuale maggioranza che la sostiene è con i socialisti. Però l'Europa sembra andare da un'altra parte. Il consenso ai conservatori è pressoché ovunque in crescita, nel 2024 si vota per l'Europa. Una maggioranza europea, senza i popolari, è impossibile; una insieme socialisti potrebbe non essere più maggioranza. Il mondo conservatorio e sovranista, quindi, chiede attenzione a Scholz e a Weber, il capo del PPE. Vogliono una nuova Europa da governare insieme, magari anche insieme ai liberali macroniani. Anche verso di loro, infatti, c'è attenzione. Il PPE prende tempo, comprensibilmente, insieme ai socialisti, ai popolari, sono stati i promotori e protagonisti dell'idea di Europa, dal dopoguerra in poi e anche prima. Non così le destre, fortemente critiche, in vari frangenti apparse pronte a demolire quell'idea, oppure a renderla piccola, l'Europa delle Nazioni, che si accorda solo su quelle cose in cui la dimensione, in questo mondo complicato, è fondamentale: economia, difesa, tecnologia. Ma è allergica, quella destra, all'idea di un'identità europea che confonde, si sovrapponga a quelle nazionali. Quell'identità, a ben vedere, è cresciuta molto negli ultimi 50-60 anni grazie proprio al pensiero, spesso in questo, coincidente di popolari e socialisti. A proposito, i socialisti: la prospettiva di essere all'opposizione della nuova commissione nei prossimi decisivi anni, non dovrebbe apparirgli troppo felice. Una marginalizzazione dei progressisti e della loro idea di Europa è una possibilità assai concreta, eppure non si registrano corteggiamenti particolari verso il PPE. Argomenti ce ne sarebbero e alcuni li abbiamo detti qui, eppure a sinistra sembra tutto fermo, nella speranza, forse, che dopo le elezioni tutto resti com'è. Più pensiero magico, che politica.