La Guida: La narrazione di Meloni e i due fronti

09 giu 2023
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Nonostante l'ottimismo e la consapevolezza della sua forza politica fossero evidenti nella conversazione con Bruno Vespa, la visione positiva di Giorgia Meloni sul cammino e i risultati del Governo andrebbe probabilmente divisa in due per non farsi catturare dall'indubbia capacità e insieme dialettica ed empatica del Presidente del Consiglio. La divisione potrebbe essere tra fronte italiano e fronte europeo che la politica è sempre battaglia e la parola fronte non è fuori luogo. Quello italiano per Meloni è incoraggiante forse oltre le più rosee previsioni c'è il risultato presso che inedito del PIL italiano, sopra la media europea, il mercato del lavoro è coerente, disoccupazione ai minimi da anni, un'ombra c'è, la dinamica dei salari sempre sotto la media europea e ulteriormente indebolita dall'inflazione, però ha ragione Meloni, la Destra non ha sfasciato i conti, lo Spread non stale, la borsa fa bene, meglio delle altre piazze europee. La politica economica poteva essere territorio di caccia grossa per l'opposizione, per recuperare consensi. Battaglie in corso ce ne sono: disuguaglianze, delega fiscale, salario minimo, fanno meno rumore però in un contesto generale favorevole come quello che appare dai numeri. Così come non pare che il Paese attribuisca gran peso ad altre battaglie dell'opposizione: indipendenza della Magistratura, controllo dell'informazione, allergia più o meno evidente ai controlli contabili e non diritti. Dico non pare perché se fosse qualcosa alle ultime amministrative si sarebbe visto. Forse ci vuole tempo, forse questo non è il tempo, Il tempo dirà. Per ora la strada di Meloni e i suoi è piuttosto sgombra e la spinge a osare, forse anche troppo sulle riforme istituzionali. Si faranno dice anche con il referendum, rischia. Poi c'è il fronte europeo qui la narrazione è meno scontata, a tratti spruzzata di propaganda. L'accordo per I migranti di poche ore fa non pare una gran vittoria italiana, il MES non si può cambiare prima di ratificarlo, sul PNRR bisogna chiarirsi le idee e poi correre come fa la Spagna, con o senza il controllo della Corte dei Conti che in realtà non interessa a Bruxelles ma potrebbe forse dovrebbe interessare a noi.

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