Eppure le leggi ci sono per evitare l'ecatombe che non serve a ringraziarsi alcuna divinità, il sacrificio delle esistenze di uomini e donne che lavorano mentre lavorano. C'è la legge 81/2008, le sue integrazioni recenti nel 2021, recentissime, il cosiddetto Decreto lavoro convertito in legge nei primi giorni di luglio 2023, che al capo II si occupa, e cito testualmente, del rafforzamento delle regole di sicurezza sul lavoro e di tutela contro gli infortuni nonché di aggiornamento del sistema di controlli ispettivi. Non sono nemmeno leggi scritte male, iniziativa governativa, lavoro parlamentare, audizioni e quindi? Quindi resta la maledetta e in questi giorni tragica, mortale sensazione, che in questo Paese le leggi e le norme siano fondamentalmente attività compilativa, sforzo intellettuale, diritto, ma non riescono a trasformarsi in comportamenti conseguenti? In responsabilità? In cambiamento? Se la norma nuova non porta comportamenti nuovi nella società, fallisce e se le norme che regolano la sicurezza sul lavoro falliscono ci sono le malattie, gli infortuni, i morti. In qualche punto la catena di trasmissione tra regole e comportamenti si è rotta in questo Paese. Ricordate il gioco del telefono senza fili? Si parte con una parola e all'altro capo ne arriva una completamente diversa e giù risate, solo che qui si piange invece. Forse, forse è lo stesso meccanismo che porta tante leggi a restare prive dei loro decreti di attuazione o forse è che viviamo in un tempo in cui i famosi corpi intermedi, le associazioni delle imprese, i sindacati hanno perso autorevolezza, faticano a trasmettere la differenza enorme che fa per evitare le morti bianche, seguire o trascurare le regole, anche solo per un momento. O forse è che tutti fatichiamo ad ascoltare, è certo ascoltare e seguire da lavoratore o da imprenditore le norme sulla sicurezza non è divertente, il fatto è che se non si ascolta, non si cambia, e mai come qui e ora cambiare è questione di vita o di morte.