A chi era all'assemblea di Confindustria, il Green Deal europeo, cavallo di battaglia della prima Commissione Ursula, è apparso come un neonato ucciso in culla. Fatto fuori da due interventi, prima il Presidente Orsini, poi il Presidente Meloni, che non hanno lasciato speranze all'infante, nato sulla base di un'infatuazione fragile e ora messo da parte come, a seconda dei punti di vista, un passato remoto e perduto o un futuro anteriore non realizzato. Orsini e Meloni cestinano, pur non chiamandola così, la furia ambientalista. Le politiche autolesioniste dell'Europa sulle varie transizioni. Su quella ambientale in particolare, e ancora più in particolare nel settore automobilistico. Sulla furia ambientalista va messa una pietra sopra. Bisogna tornare indietro, rallentare di molto la transizione, bloccare l'invasione cinese di batterie e veicoli elettrici. La furia ambientale e gli estremi climatici delle ultime stagioni, invece, non rallentano. E la politica ne parla sempre di meno. Quasi fosse una questione di mode: prima l'auto elettrica, ora il ritorno del diesel. Per la politica che cerca il consenso, guai mettersi contro le mode. C'è da chiedersi se tutta questa difficoltà, questa fiera opposizione al Green Deal, fino a nasconderlo in soffitta, la prima Commissione Ursula non potesse prevederla. Lì ci sono, dovrebbero esserci, i migliori cervelli del continente: ma lo guardano il mondo? Non sapevano, allora, che la Cina aveva preparato il terreno, materie prime e Gigafactory, per aggiudicarsi un enorme vantaggio competitivo sulla transizione verso l'elettrico, che si riteneva non negoziabile? Quell'indirizzo politico, spaccato allora per non negoziabile, e qualche dubbio che non lo sia c'è ancora, sia chiaro, ha orientato le scelte dei produttori. Investimenti enormi. Produzione, ricerca e sviluppo, rete per le ricariche. E anche quelle dei consumatori. Pochi, certo. Privilegiati, certo. Ma magari sensibili al tema ambientale. Ci hanno creduto che il futuro era quello. Pensavo di essere generosi e apripista, magari. Per un mercato che una volta raggiunte dimensioni rilevanti, sarebbe stato alla portata di tutti. Era la scommessa: i loro acquisti, gli investimenti dell'Industria. E ora si torna indietro. Ci vorrebbero un mare di soldi europei per andare avanti. Ma non è l'aria che tira. Il tempo è denaro. E le famiglie e le imprese europee hanno perso, sembra, l'uno e l'altro.