Be', il lavoro se lo troverà da solo, ma intanto per passare il tempo, qualcosa da fare gliel'ha data Ursula von der Leyen. Mario Draghi preparerà un rapporto sulla competitività europea, e scusate se è poco, e non lo è in effetti. Sarebbe comunque un lavoro molto impegnativo in tempi normali, e oggi sembra un'impresa, oggi che l'Europa rallenta il suo Prodotto Interno Lordo, ha una guerra in casa, vacillano le sue fondamenta politiche e istituzionali, mai messe in sicurezza dopo il no alla Costituzione europea. Per di più, alla vigilia di elezioni importanti, che potrebbero cambiare il volto del Parlamento, e quindi, della politica europea. Un volto che potrebbe non essere favorevole alla von der Leyen e alle sue visioni. Fino a poche settimane fa sembrava fatta, il suo arcinemico Manfred Weber preparava alacremente l'Intesa del PPE con i conservatori. Una maggioranza costruita su quell'intesa difficilmente avrebbe confermato l'attuale Presidente della Commissione europea. Negli ultimi giorni, però, quel progetto sembra avere gambe deboli e consenso, a giudicare dai sondaggi, insufficiente. E così, nel discorso sullo stato dell'Unione, von der Leyen rilancia se stessa, ma pure Draghi, che, meritatamente o no, è il simbolo dei poteri presunti forti, per chi quei presunti poteri combatte come programma politico. In parte i conservatori, in toto quelli di Identità e Democrazia, Salvini e Le Pen, l'estrema Destra tedesca. Insomma, proporre Draghi per qualsiasi cosa, adesso, vuol dire confidare fortemente che la maggioranza che governerà l'Europa dalla prossima estate sarà simile a quella attuale. Appena da sottolineare, che la proposta a Draghi, arriva pochi giorni dopo il suo intervento sull'Economist, dove suggeriva all'Europa di diventare federale, quantomeno nella gestione del debito pubblico, e segnatamente nel finanziamento di ciò che potrebbe fare dell'Unione Europea un player, un concorrente globale, per Stati Uniti e Cina, e cioè le politiche energetiche, la difesa, la transizione ecologica, quella digitale. Per questo occorre, secondo Draghi, istituzionalizzare un debito comune di dimensioni molto importanti. Se il potere che la propone sia forte, non sappiamo. Certo l'idea lo è, forte e divisiva. Partita aperta e probabilmente fondamentale per il futuro del Continente.