Quindi l'Italia non è nell'occhio del ciclone. Non si trova cioè in quell'area di relativa calma intorno alla quale opera un caos, un pericolo, il ciclone appunto, che non la riguarda. Se ne è parlato anche al Consiglio Supremo di Difesa: la forma di guerra ibrida che la Russia ha deciso di condurre contro l'Occidente, soprattutto laddove ancora vive e vegeta la democrazia, riguarda anche e molto, se non prevalentemente, il nostro Paese. All'Italia sarebbe destinato il 10% degli attacchi ibridi (infrastrutture informatiche che governano porti, aeroporti, tutte le reti di comunicazione), con una forte crescita nel 2024. E poi, le operazioni di disinformazione, continue. La situazione è descritta in uno studio del Ministero della Difesa voluto da Guido Crosetto e in queste ore disponibile anche al Parlamento. Serve alla consapevolezza, spesso latitante, rispetto al fatto che l'Italia, pur barcamenandosi abilmente sullo scenario internazionale ed evitando posizioni estreme, è una delle frontiere del mondo occidentale che la Russia considera il nemico. È un problema in più di distribuzione delle risorse. Le decisioni non riguardano più solo il denaro da destinare alla causa dell'indipendenza e della libertà ucraina, ma anche una necessità di sicurezza interna che il report di Crosetto rende palese. Ci saranno a disposizione soldi europei, sì, ma il problema della distribuzione delle risorse resta sia a livello interno che su dimensione continentale. E poi, certo, si può ragionare sul motivo per cui la Russia ci dedica tanta attenzione. Forse per alcune esitazioni della maggioranza e di esponenti di Governo nello schierarsi sempre, senza se e senza ma, al fianco dell'Ucraina. Esitazioni peraltro che albergano anche in parte dell'opposizione. È una fragilità di cui Mosca vuole evidentemente approfittare con la sua guerra, ibrida e non dichiarata. .























