Lasciamo stare la sostituzione etnica, parliamo di natalità, migranti e sviluppo economico. Con l'attuale andamento delle nascite in Italia, nel 2070 saremo 12 milioni in meno. Se si isola questa variabile, la tendenza del PIL è inevitabilmente in calo, il rapporto tra il debito e il PIL, a meno di una severa riduzione della spesa pubblica, in aumento, e la quantità di debito che graverà su ciascun cittadino probabilmente insostenibile. La relazione tra tasso di natalità e sviluppo economico è, dunque, indubbia. Secondo Eurostat, per contrastare il declino dell'economia continentale ogni donna europea dovrebbe avere, passatemi l'assurdità statistica, 2,2 figli. Un numero che diventa un obiettivo di politica, e da cui siamo ben lontani. Il nostro numerino, al momento, è 1,24. Solo in Grecia e a Malta si nasce di meno. La buona notizia, invece, è che il fisco sembrerebbe essere un buono strumento per convincere le persone a diventare padri e/o madri. La Francia ha adottato da tempo il quoziente familiare: le tasse si pagano in base a quanti compongono il nucleo e all'interno di questo criterio generale operano ben cinque strumenti diversi che accompagnano il nuovo nato, sollevando le finanze dei genitori per diversi anni. Per il sostegno alla famiglia i nostri cugini francesi usano il 2,4% del PIL, l'Italia solo l'1%. Quindi, fosse vera l'idea di sgravi fiscali dedicati alle famiglie o alle madri che fanno due o più figli, sarebbe esattamente quello che ci vuole. Se non per fare più figli almeno perché farli sia una scelta un po' più libera. E però ci vuole tempo. Un bel po' prima di vedere il risultato di una politica siffatta su PIL, occupazione, sostenibilità del sistema pensionistico. Intanto ci vuole, certo, più occupazione femminile, come dice Giorgia Meloni, e più migranti regolari che lavorano, come dice il DEF che, giova ricordarlo, è uno strumento e un documento del Governo. In sintesi, fisco amico per chi fa bambini, nel lungo periodo, occupazione femminile e migranti regolari o regolarizzati che lavorano, nel breve, sostituzione etnica, mai. Neanche a parlarne.