Tempo fa, parlando del semestre di presidenza ungherese del Consiglio Europeo, avevamo detto che poteva essere un passaggio problematico per l'unione che lo avrebbe affrontato ancora senza una commissione in carica e con la guerra in Ucraina che non dava alcun segno di esaurimento. E così è stato. Viktor Orban ha fatto di testa sua. Ha mischiato la rappresentanza della sua Ungheria piena legittima e legale con quella dell'Unione Europea che per la presidenza di turno non è affatto piena. Semmai è quella di un portavoce di un Ambasciatore di volontà politiche che si formano con processi faticosi collegiali spesso all'unanimità, cosa che il presidente ungherese conosce benissimo come conosce bene l'uso del potere di veto in Consiglio Europeo. Le visite in Russia e Cina, i colloqui con Putin e XI Jinping sono in queste ore definiti dalla diplomazia di Budapest semplici iniziative bilaterali. Ma sono tutte arrivate guarda un po' subito dopo l'inizio del semestre di presidenza e accompagnate dall'uso del logo che a quel semestre si riferisce. Non abbiamo elementi per valutare la bontà e l'utilità delle iniziative di Orban, certo nessun passo avanti sembrano aver compiuto verso la pace. Certo sono del tutto incoerenti con la linea tenuta finora unita anche se con difficoltà e sfumature dall'Unione Europea. Per chi vuole difendere le democrazie liberali e se ne sente parte, farsi rappresentare da un autocrate non può che dare problemi. E anche se nessuno nelle sedi ufficiali parla ancora apertamente di fine anticipata della presidenza ungherese, è probabile che da qui a dicembre di problemi ce ne saranno altri.