E poi torna, sgradevole, la sensazione che in questo Paese o nazione, non cambi mai niente nemmeno di fronte alla più grande occasione di spesa mai avuta neanche dopo il passaggio a Palazzo Chigi di uno che di governance e organizzazione e riorganizzazione ne sa forse più di tutti, cioè Mario Draghi neanche dopo aver ricevuto un credito in ogni senso inedito dall'Europa, che ha rimosso tabù intangibili come il debito comune non solo ma certo soprattutto cifre alla mano per gli amici italiani. In presenza di tutti questi fatti inediti e che probabilmente non si ripeteranno uno poteva pensare: ora si cambia, che vista la posta in gioco stavolta avremo rispettato scadenze, speso quel che c'era da spendere semplificare dove si poteva semplificare, stringere i controlli dove andavano stretti invece no non spendiamo, revisioniamo, ripianifichiamo, proponiamo progetti irrealizzabili, chiediamo proroghe, vogliamo allungare la scadenza del PNRR di tre anni, fino a quella dei fondi di coesione che pure facciamo enorme fatica a spendere. Non siamo gli unici intendiamoci ma, la solfa del Paese fondatore della seconda manifattura d'Europa non funziona solo quando si chiede ma determina anche come ovvio, il peso delle parole date specie quando ballano 220 e passa miliardi di euro che potrebbero cambiare il volto del Paese, altro che conversione all'auto elettrica. Il Ministro Fitto non vuole parlare di cifre di quelle a rischio in particolare anche se dopo la relazione della Corte dei Conti sul tema non ha esitato a tirar fuori la matematica. "E' matematico, ha detto, che alcuni interventi non potranno essere realizzati entro giugno del 2026. Confortante certezza ma ha ragione il Ministro, a definire ridicolo il tentativo di attribuire a questo Governo delle responsabilità. Il cambiamento della Governance del PNRR è però responsabilità di questo Governo, così come poche ore fa il varo di un nuovo codice degli appalti già molto discusso o il tira e molla su concorrenza Bolkenstein e ambulanti, concessioni balneari, MES. Per l'Europa treni italiani in ritardo e la sgradevole sensazione è appunto che nulla cambi, Speriamo di no.